La nicchia - numero 59 - Ottobre è tempo d’amici

(Dedicato a Nicola Naldi)


Arriva per errore nella mia buchetta delle lettere, un dono sbagliato: è il trimestrale di poesia e arte Nuovo contrappunto, viene da Genova, è indirizzato a un frate. Il piccolissimo libro capitato per caso fra le mie mani si apre con una raccolta di componimenti poetici di Giuseppe Cassinelli (1928 - 2017), uno “tra i più assidui collaboratori”, di cui trovo poco o nulla su internet. Scorro le sue poesie fino a questa:

 

Sempre, se torna sereno di vènti,

il mite tempo delle migrazioni

fa veglie troppo lunghe, per chi resta

nel discreto tepore della casa.

Ottobre è tempo d’amici. Se a me

verrà, amico, avrò molli castagne,

frutti molto maturi e casti versi

d’un antico, da leggersi dolcissimi.

E forse anche per noi ci sarà vino

d’oblio, come all’antico, mentre fuori

mugola il cane agli stellati freddi,

e qualche pera tonfa nei cortili.

 

- 17 settembre 1954

 

Eccolo Ottobre, chissà se anche quest’anno i camini manderanno il loro fumo a segnare il cielo vasto e scuro; chissà se ancora ci saranno i frutti a ricoprire di spine il letto del castagneto. Sì, Ottobre è tempo di amici, in Ottobre compiva gli anni un amico che ora non c’è più. Se n’è andato alle soglie dei trent’anni e aveva le mie passioni, i miei stessi pensieri, e tra noi il silenzio d’autunno era come un lungo e profondo discorso.

Mi dispiace per coloro che vivono nei labirinti d’asfalto, inscatolati in grattacieli, nelle periferie vastissime; mi dispiace per coloro che non sentiranno l’odore della terra fradicia di Ottobre, dell’impasto di fango e foglie, non vedranno l’Appennino incendiarsi di colori; mi spiace per coloro che non conoscono la sagra di paese, dove si scalda il vino, dove esci al pomeriggio e ti ritrovi nella sera. L’autunno fa male al cuore, ma di quel dolore necessario.

Ora penso all’amico che non c’è più, che s’è dissolto nell’ultima nebbia, che non c’era mai tempo per vedersi e invece ora s’apre innanzi un’infinita schiera di ore da riempire; che non c’era tempo per un bicchiere di vino, e ora le cantine sono traboccanti. Ora penso all’amico che mi ha lasciato un grande insegnamento: non piegarsi, non aver paura delle proprie idee, così radicate in noi da essere pure, contro la storia, contro tutto. Che la vita è preziosa e non ha senso sprecarla a far contenti gli altri, che la vita è unica e troppo breve per fingere.

Rileggo questa poesia sconosciuta di Cassinelli, entrato per errore in casa mia e dove alla fine resterà, anche lui amico. E sì, Ottobre resta tempo d’amici, specie se questi non ci sono più.

Valerio Ragazzini