La nicchia - numero 91 - La mia voce soccorrerà il loro grido

2025-07-17 15:13

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Rivista letteraria,

La nicchia - numero 91 - La mia voce soccorrerà il loro grido

Importa il fatto della fame

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poco fa (ormai è passata quasi un’ora…) mi è successa una cosa bella, che per un po' spezzerà le cattiverie che sto attraversando (chissà per quanto ‒ chissà per quanto!).

È una cosa ‒ dico ‒, è un gesto talmente potente, che ho ancora i brividi per tutto il corpo.

Mentre sono sceso a vuotare l’umido nel bidone, ho dato come al solito un’occhiata alla cassetta della posta, e ho notato qualcosa: riesco solo a vedere Fazi Editore. Incuriosito, mi dirigo nel pianerottolo per aprire la cassetta. Sarà senz’altro qualcuno che mi lascia un libro da recensire, penso.

In realtà è qualcosa di più, perché il libro non è dentro a una busta: è nudo e crudo, ed è stato cancellato soltanto il prezzo. Non ci sono messaggi al suo interno, né scritte autografe, né bigliettini di circostanza.

Il libro in questione è Il loro grido è la mia voce. Poesie da Gaza. E il donatore, che senz’altro sarà della mia zona, ha voluto restare anonimo.

Quindi, se anche tu donatore anonimo ora mi starai leggendo, non solo ti ringrazio, ma riporto una poesia, dove tu hai lasciato un segno con la bandella gialla; una poesia alquanto significativa. Premettendo che: molti palestinesi sanno recitare a memoria versi delle poesie “A mia madreˮ e “Carta d’identitàˮ, del poeta palestinese più celebrato, Mahmud Darwish. Le autorità israeliane lo perseguitarono, censurarono, imprigionarono e lo costrinsero agli arresti domiciliari, prima di esiliarlo. I suoi versi adornano i muri di cemento eretti da Israele per segregare i palestinesi in Cisgiordania e sono incorporati in popolari canzoni di protesta.

La sua poesia “Carta d’identitàˮ recita:

 

Prendi nota

sono arabo

carta d’identità numero 50.000

bambini otto 

un altro nascerà l’estate prossima.

Ti secca?

 

Prendi nota

sono arabo

taglio pietre alla cava

spacco pietre per i miei figli

per il pane, i vestiti, i libri

solo per loro

non verrò mai a mendicare alla tua porta.

Ti secca?

 

Prendi nota

sono arabo

mi chiamo arabo non ho altro nome

sto fermo dove ogni altra cosa

trema di rabbia

ho messo radici qui

prima ancora degli ulivi e dei cedri

discendo da quelli che spingevano l’aratro

mio padre era povero contadino

senza terra né titoli

la mia casa una capanna di sterco.

Ti fa invidia?

 

Prendi nota

sono arabo

capelli neri

occhi scuri

segni particolari

fame atavica

il mio cibo

olio e origano

quando c’è

ma ho imparato a cucinarmi

anche i serpenti del deserto

il mio indirizzo

un villaggio non segnato sulla mappa

con strade senza nome, senza luce

ma gli uomini della cava amano il comunismo.

 

Prendi nota

sono arabo e comunista

Ti dà fastidio?

Hai rubato le mie vigne

e la terra che avevo da dissodare

non hai lasciato nulla per i miei figli

soltanto i sassi

e ho sentito che il tuo governo

esproprierà anche i sassi

ebbene allora prendi nota che prima di tutto

non odio nessuno e neppure rubo

ma quando mi affamano

mangio la carne del mio oppressore

attento alla mia fame,

attento alla mia rabbia.

 

 

Questa potente poesia la sento vera e mia anche per motivi personali, per situazioni brutte che sto vivendo.

Non importa quale esilio viviamo. Importa il fatto della fame.

 

Giorgio Anelli

 

 

Giorgio Anelli

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